Antoine ha un'età indefinita come il malessere che gli ha tolto il sonno e il desiderio di essere nella vita. Sceso dal
palcoscenico, dove si esibiva col suo complesso rock, cerca e trova lavoro in un anonimo condominio parigino. Depresso,
insonne e consumatore di sostanze stupefacenti, Antoine diventa il portinaio di una piccola comunità altrettanto instabile.
Tra loro c'è Mathilde, la moglie borghese di Serge, ossessionata da una crepa in salotto e dal prossimo che assiste
attraverso attività solidali. Fragile e tormentata da un malessere in levare, Mathilde produrrà in Antoine un bagliore e
un'intenzione di vita.
Il titolo italiano, inteso a rassicurare lo spettatore e a sdrammatizzare i personaggi, non rende merito alla commedia
umana e lunare di Pierre Salvadori. Il cortile, come tutte le aree comuni di un immobile, rimanda subito a un'agorà
consueta di rancori e soprusi reciproci, di residenti e proprietari tronfi dentro due camere e una cucina, ma in quello di
Salvadori nessuno è veramente odioso.
Nella sua corte ad est di Parigi si accomodano pure Antoine, un musicista dimissionario che si improvvisa concierge per
sfuggire alla vita e Mathilde, borghese insonne che passa la notte a indagare le crepe del suo salotto, stimandole premessa
di cedimento e di inabissamento. Luogo sociale per eccellenza, il cortile è lo spazio scenico in cui Salvadori fa accadere
qualcosa, incontrando i cuori in panne di un uomo e di una donna e producendo un sentimento che non ha a che fare col
desiderio o l'attrazione ma con l'agnizione e il sostegno. Antoine e Mathilde si riconoscono e riconoscono nell'altro lo
stesso sgomento. Naufraghi di un'inesorabile deriva condividono la depressione e sono in grado di intendere i segnali di
soccorso. Ma alla maniera della droga, che allevia e consuma Antoine, i protagonisti sono l'uno per l'altra cura e
veleno.
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