mar
02
lug
2019
gio
01
mar
2018
lun
25
set
2017
È arrivato l'autunno e a sorpresa quest'anno "giochiamo d'anticipo" riproponendo per la XV edizione uno dei nostri eventi più partecipati: la mitica SAGRA DEL CINEMA.
L'appuntamento è al teatro Dovizi di Bibbiena il 30 settembre e 1 ottobre. Questa Sagra è un ritorno alle origini, una Sagra -15 che ripropone in una nuova chiave il tema della prima edizione "SuperB", un nuovo viaggio nel cinema a basso costo.
Ecco il programma!
lun
13
mar
2017
Evento speciale per ri-trovarsi al Cinema
Sabato 18 marzo dalle ore 15.00, Cinema Italia
Cari Cineamici,
avevamo chiuso la stagione dessè con la proposta e l'auspicio di continuare ad animare le visioni casentinesi ma senza avere ancora chiaro come.
Vi ringraziamo per tutti i suggerimenti che ci avete offerto!
Adesso sappiamo come andare avanti :)
Proseguiremo con una serie di eventi speciali in collaborazione e in stretta sinergia con le realtà del nostro territorio.
Il primo evento che vi proponiamo va in già in questa direzione: un film realizzato da una regista casentinese, prodotto da La cooperativa L’Albero e la Rua, realtà fortemente radicata nel nostro territorio, e girato all'interno della scuola primaria di San Piero, con protagonisti e comparse studenti, oltre ad attori professionisti.
Mattia, il figlio segreto di Spiderman, e Amira, bambina di origine eritrea, entrambi 9 anni, stringono una forte amicizia per vendicarsi dei bulli della classe: Diego, Valerio e Alessio. Ci riusciranno? Il finale è un arcobaleno di amicizie, di sconfitte e di vittorie. Perchè la diversità è un punto di forza, vero Diego?
gio
03
nov
2016
Per confermare la propria presenza alle cene compilare il modulo a questo link
dom
01
nov
2015
mer
14
ott
2015
mer
29
lug
2015
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14
mag
2015
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lun
20
apr
2015
Quattro nuove proiezioni.
Ingresso riservato ai soci:
abbonamento a tutti i film 15€.
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mar
10
mar
2015
lun
09
mar
2015
Un film di Xavier Dolan. Con Anne Dorval, Suzanne Clément, Antoine-Olivier Pilon Drammatico, durata 140 min. - Francia, Canada 2014. - Good Films
In un immaginario Canada, dove una nuova legge permette ai genitori di abbandonare alle cure del sistema ospedaliero i figli
problematici, Die Despres, un'esuberante vedova, cerca di crescere il figlio Steve, un ragazzino affetto dalla sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Mentre entrambi cercano di
sbarcare il lunario vivendo sotto lo stesso tetto, la misteriosa vicina di casa Kyla offre loro il suo aiuto. Man mano che la confortante presenza di Kyla diviene sempre più intensa, emergono
domande sulla sua vita passata e sul modo in cui il suo destino può essere collegato a quello di Steve e Die.
Cover matura del primo film di Dolan, è un mélo pop sfacciato e impetuoso, urgente e naïf,
che gode e si strugge nel kitsch ma non riduce l’uomo a macchietta, che cerca con foga gioiosa l’invenzione del cinema ma sa essere racconto sanamente popolare. E un film meravigliosamente queer:
perché cerca l’equilibrio d’amore fuori dalle forme canoniche, dai dogmi sociali, dai legami biologici, dal formato coppia.
Si dice che la vita sia come un film.
Eventi che raccontano una storia o più di una, a volte felice, più spesso triste, altre ancora tragica.
Avvenimenti, ricordi, desideri, speranze, si susseguono senza sosta fin dove è decretata la fine, quasi sempre labile, sospesa, indefinita.
Perché la chiosa che suggella la conclusione, il punto fermo, l’ultimo, e dopo più nulla, (forse) non fanno parte della vita vera, riguardano la finzione, quella scritta e filmata.
La vita può essere rappresentata da un flusso di immagini che scorrono sullo schermo, questo lo sappiamo.
Ma questo flusso di immagini che fanno la vita può tradursi in uno specifico formato di pellicola?
Xavier Dolan ci dice di sì.
Ma quale formato scegliere, quale attribuire/applicare ai momenti, o meglio fasi o periodi, che costituiscono la vita stessa? Affinché, principalmente attraverso questa semplice eppure grande, geniale intuizione, possiamo leggerne il fattore emozionale, comprenderne il tormento devastante che non concede tregua, familiarizzare con l’intimo logorìo che si fa regola, abituarci a un inferno perpetuamente ribollente che quando esplode -ogni volta che esplode- manda tutto (quel poco che sta in piedi) in pezzi non sempre facili da riassemblare.
La vita rinchiusa in un quadrato [formato 1:1] è una soffocante prigione, è una lenta agonia, una condanna a morte.
Manca l’aria, e il sole non arriva a riscaldarla. La luce a illuminarla.
Ma il fuoco che vi arde dentro, brucia fino a morire.
Nel quadrato asfissiante siamo da soli con le nostre sciagure, chiusi in noi stessi e fuori dal mondo che non ci vuole, perché non ci comprende e non ci accetta.
Siamo delle mele marce, dei disadattati. A torto o a ragione non importa. È così che vanno le cose.
Il destino avuto in sorte ci modella addosso una spessa corazza di dolore arrabbiato che le persone intorno a noi non intendono scalfire, trapassare o strapparcela di dosso. Il più delle volte non provano nemmeno ad alleggerirne il peso, la loro volontà e disponibilità nel farlo si ferma alle (belle) parole.
Così restiamo soli ed impotenti nel nostro quadrato di insostenibile esistenza, a sentirci colpevoli, a sapere di essere colpevoli.
Allora che fare?
Continuare a portare la propria pesante croce e aspettare che il tempo guarisca le ferite, che richiuda gli strappi frastagliati, arrivi a riempire le voragini scavate dall'angoscia e dallo sgomento, addolcisca il sangue amaro, ristabilisca l’equilibrio venuto precipitosamente a mancare.
Siano i benvenuti coloro i quali incrociando il nostro cammino si fermano a guardare, riconoscendo in noi la loro privata sconvolgente sofferenza che ammutolisce, e stendano una mano, a infondere profumo di fiori freschi nell’aria stantìa e affumicata.
Così da spalancarlo questo dannato quadrato, in favore di una visione panoramica sul mondo, sul futuro, che sia ariosa, luminosa, e -finalmente- normalmente felice.
Anche solo per un po’, certo non per sempre (non è un film!), giusto il tempo di non far appassire la speranza, motore per afferrare la vita che sarà, da raggiungere di corsa, a pieni polmoni, oltre quel corridoio, oltre quel portone di vetro,
come il ragazzino che, rincorrendo la libertà, fuggiva andando incontro al mare…
lun
02
mar
2015
MUD
Un film di Jeff Nichols. Con Matthew McConaughey, Tye Sheridan, Sam Shepard, Reese Witherspoon, Jacob Lofland, Ray McKinnon, Sarah Paulson, Michael Shannon, Joe Don Baker, Paul Sparks, Bonnie Sturdivant,
Stuart Greer, John Ward Jr., Kristy Barrington, Johnny Cheek, Kenneth Hill, Michael Abbott Jr.
Drammatico, durata 130 min. - USA
2012.
Ellis (Tye Sheridan) un ragazzino quattordicenne che, in
giro con l'amico Neckbone (Jacob Lofland), incontra casualmente, in un piccolo isolotto sul Mississippi, Mud (Matthew McConaughey), un fuggitivo con un serpente tatuato sul braccio e una pistola
sempre pronta all'uso. Nonostante sulla testa di Mud pendano una taglia che fa gola a tanti e un mandato di cattura che motiva le forze dell'ordine a spingersi anche oltre la legge, Ellis si
aggrappa a lui nel disperato tentativo di rifuggire le tensioni quotidiane della sua famiglia. Colpiti dalle storia che Mud racconta loro, Ellis e Neckbone si impegnano con tutte le loro forze ad
aiutarlo a rimettere in sesto una barca che gli permetta di lasciare l'isoletta sano e salvo. Tuttavia, per i due ragazzini è difficile discernere la realtà dalla versione dei fatti raccontata da
Mud e presto molte domande cominciano ad affiorare nelle loro menti: Mud è davvero inseguito per aver ucciso un uomo? E, soprattutto, chi è quella misteriosa ragazza che nel frattempo è arrivata
nella loro piccola città?
mar
17
feb
2015
Dal prossimo mercoledì riprendono gli appuntamenti al cinema con i film dessè.
Ingresso riservato ai soci Cinespazio.
25/02 IL GIOVANE FAVOLOSO di Mario Martone. Biografico, durata 137 min. - Italia 2014.
04/03 MUD di Jeff Nichols. Drammatico, durata 130 min. - USA 2012.
11/03 MOMMY DI Xavier Dolan . Drammatico, durata 140 min. - Francia, Canada 2014.
18/03 VENERE IN PELLICCIA di Roman Polansky . Drammatico, durata 96 min. - Francia, Polonia 2013
25/03 LO SCIACALLO di Dan Gilroy. Thriller, durata 117 min. - USA 2014.
01/04 I TONI DELL'AMORE di Ira Sachs. Drammatico, durata 94 min. - USA 2014.
Tessera associativa 5€
(ATTENZIONE: la tessera, per chi ne è già in possesso è la stessa fatta a Novembre 2014 e valevole un anno)
Abbonamento a tutte le proiezioni del ciclo: 20€
mer
17
dic
2014
Un film di Jim Jarmusch. Con Tom Hiddleston, Tilda Swinton, Mia Wasikowska, John Hurt, Anton Yelchin.
Titolo originale Only Lovers Left Alive. Drammatico, durata 123 min. - Gran Bretagna, Germania, Francia, Cipro, USA 2013.
Adam colleziona chitarre d'epoca e compone pezzi di musica elettronica, che i fan ascoltano appostati sotto la sua casa di Detroit, dalla quale pare non uscire mai. Eve vive a Tangeri, tra stoffe pregiate e libri in tutte le lingue, e trascorre le nottate in compagnia di Christopher Marlowe nel "Café Mille Et Une Nuits". Adam e Eve sono colti, bellissimi e vampiri. Osservatori privilegiati del divenire del nostro mondo, si muovono cercando di farsi corrompere il meno possibile dalle brutture del presente, cibandosi soltanto di sangue raro di laboratorio, apprezzando il silenzio e la compagnia reciproca.
Adam, solitario e sensibile, chiuso nella sua roccaforte nella città simbolo della musica ma anche delle macerie del capitalismo, sta cedendo alla malinconia più oscura, al lamento funebre, al refrain senza fine uguale a se stesso. Tocca alla donna, anima più aperta e trasformista, forse anche più edonista e impermeabile, intraprendere il viaggio notturno che non può mancare all'appello in ogni pellicola del regista di "Night on Earth" e "Mistery Train".
Solo chi ama rimane vivo; chi sa amare letteralmente per sempre, chi rispetta il mondo che abita, la sua arte, la letteratura, il progresso della scienza, il suono dei nomi. Gli altri, quelli che credono di essere vivi solo perché batte loro il cuore, quelli che hanno perso il gusto, lo sguardo e il dizionario, sono creature noiose e pericolose. Sono loro - i cosiddetti esseri umani - i veri cannibali, gli zombie: gente che si sveglia sempre troppo tardi, che usa e getta, immemore del passato, incurante del futuro, impantanata in un presente più che mai buio, anche e soprattutto alla luce del sole.
ven
05
dic
2014
Un film di Guillaume Gallienne. Con Guillaume Gallienne, André Marcon, Françoise Fabian, Nanou Garcia, Diane Kruger. Titolo originale Les Garçons et Guillaume, à table!. Commedia, durata
85 min. - Francia, Belgio 2013.
Guillame ama la madre sopra ogni cosa e fino a confondersi con lei, replicandone i gesti, imitandone la voce, ribadendone il potere. Inviso al padre e ai fratelli, prepotenti e virili, Guillaume si convince di essere una ragazza nella solitudine della sua stanza, dove gli vengono in soccorso la principessa Sissi e l'Arciduchessa Sofia di Baviera. Cresciuto da 'diverso' e rifugiato in un mondo immaginario, Guillaume parla come una ragazza, si veste come una ragazza, è delicato come una ragazza, balla la sevillana come una ragazza. Motivo di imbarazzo per quella famiglia bon chic bon genre (good style, good class) che vive e si annoia in un 'area' compresa tra Parigi e Versailles, Guillaume viene allontanato e costretto in collegi maschili, dove scopre a sue spese di essere un ragazzo. Vittima di un fraintendimento crudele e di una valutazione familiare irrazionale, che lo crescono femmina e lo qualificano omosessuale, Guillaume si abbandona confuso e umiliato sui lettini di analisti, psichiatri e ufficiali medici. Alla ricerca della sua identità e della sua voce, troverà il suo posto a tavola e sul palcoscenico del mondo.
Guillaume calca la scena e drammatizza la vita. Ha quattordici anni, ha trent'anni, è Sissi, è l'Arciduchessa Sofia, è sua madre, è una perfetta ballerina andalusa, è la nonna, è ogni donna che osserva e di cui ammira il respiro sempre diverso e incomparabile. Guillaume può essere tutti ma non è ancora. Cresciuto nel mito della madre, che disorienta la sua identità e orienta le sue relazioni fin dal primo scambio di battute, il protagonista non corrisponde i criteri di virilità del padre e il desiderio di avere una figlia della madre. Ma Guillaume è un bravo figlio e prova ad accontentare le due parti, precipitando in un conflitto interiore e identitario. Aspettative e condizionamenti segnano allora la vita dell'attore francese, che scrive, dirige e interpreta una commedia autobiografica sulla ricerca dell'identità nel cuore femminile della Spagna di Almodóvar, negli arredi preziosi dell'Inghilterra di Ivory o nella potenzialità drammatica della romantica Sissi. Perché la vita di Guillaume è una messa in scena da svolgere sul palcoscenico e fissare in un film che mette in sordina gli orrori della predazione familiare. Declamare i capitoli della propria vita diventa il modo migliore di sopravvivere a un percorso nevrotico e al legame parossistico con la madre.
dom
30
nov
2014
Un film di Ciro De Caro. Commedia, durata 83 min. - Italia 2013. - Distribuzione
Indipendente.
Valerio è un aspirante attore ventinovenne che non riesce a sbarcare il lunario e nei momenti di sconforto
fissa il suo trenino elettrico. L'amico d'infanzia Christian è un pusher (ma lui precisa: "rivenditore al dettaglio") che fa affari con la mala cinese. Valerio vive con Serena, che persegue un
dottorato grazie ad una borsa di studio e comincia a sentir ticchettare l'orologio biologico. Christian invece vive con la nonna che ha visioni della Madonna e aggredisce chiunque entri in casa.
Infine Giovanna, sorella di Valerio, fa la fisioterapista e mantiene il fratello, invitandolo ripetutamente a crescere e a prendersi le sue responsabilità nei confronti di Serena. Cosa che, a
modo suo, fa anche il pragmatico Christian, convinto che le donne non vadano capite ma protette.
Ciro De Caro racconta il mondo dei suoi coetanei in modo totalmente realistico, a cominciare dai dettagli di ambiente e dalla descrizione della realtà (non) lavorativa dei giovani.
De Caro descrive con precisione anatomica il mix di umiliazione e apatia che la crisi economica genera nella sua generazione, e che ha per corollario l'immobilismo sognatore (Valerio) o il pragmatismo bieco (Christian), nessuno dei due intrinseco alla personalità del singolo, ma conseguenza di una situazione surreale e straniante per tutto un Paese. Perché Valerio e Christian, come Serena e Giovanna, sono persone perbene che reagiscono come possono all'iniquità delle loro circostanze.
La cura che De Caro mette nella messinscena non è solo nella scrittura ma anche nelle scelte di ambientazione, nelle inquadrature sempre ingombre e spesso bloccate alla vista, nell'attenzione alle luci (anche quelle naturali), nell'utilizzo del fuori fuoco, e in un montaggio creativo e brusco che velocizza la narrazione o, in alternativa, simula il tempo intercorso senza riprodurne la noia (e la fatica produttiva). Ad aiutare il regista-sceneggiatore nella costruzione di una commedia autentica e autenticamente divertente (si ride davvero qui, e amaro, come nella miglior tradizione italiana) è un cast perfetto capitanato da Valerio Di Benedetto e Christian Di Sante che hanno tempi comici impeccabili, l'uno nelle vesti di prim'attore, l'altro in quelle di caratterista, entrambi uniti dalla capacità di inserire al momento giusto una dose di umanità riconoscibile nei rispettivi personaggi. Perfette anche Sara Tosti e Rossella D'Andrea, che del film è cosceneggiatrice: e si sente, perché Spaghetti Story ha il pregio di raccontare le donne di oggi in modo altrettanto credibile degli uomini, cosa ancor più rara nel cinema italiano contemporaneo. Il che permette di gettare luce su quella che è la dimensione veramente originale di questa commedia: il racconto di come la crisi economica metta alla prova la virilità di maschi catapultati fuori dal loro ruolo di capofamiglia, mentre le loro donne - nonne, sorelle, fidanzate - si rimboccano le maniche con concretezza tutta femminile e fanno ciò che serve per portare avanti un progetto di vita, e magari anche di famiglia.
Nessuno in Spaghetti Story ha totalmente ragione perché tutti procedono a tentoni, il che riflette esattamente la situazione della maggior parte degli italiani di fronte alla crisi. Ma l'età dei protagonisti rende più drammatico il loro vagare senza prospettive, perché, come ricorda Valerio, "mio padre a 29 anni aveva già due figli e un lavoro sicuro".
gio
20
nov
2014
Un maestro che dà lezioni a una classe di stranieri che mettono in scena se stessi. Sono extracomunitari che vogliono imparare l'italiano, per avere il permesso di soggiorno, per integrarsi, per vivere in Italia. Arrivano da diversi luoghi del mondo e ciascuno porta in classe il proprio mondo. Ma durante le riprese accade un fatto per cui la realtà prende il sopravvento. Il regista dà lo "stop", ma l'intera troupe entra in campo: ora tutti diventano attori di un'unica vera storia, in un unico film di "vera finzione": La mia classe.
È un film che può spiazzare più di uno spettatore quello che Daniele Gaglianone ha deciso di dedicare al sempre più complesso tema dell'integrazione dei cosiddetti extra-comunitari. Perché sin dall'inizio, quando vediamo 'microfonare' (come si dice in gergo) gli studenti del corso veniamo volutamente disorientati. Pronti come siamo a vedere un film di finzione siamo costretti ad accorgerci che la finzione c'è ma è tutta concentrata nel sempre più bravo Valerio Mastandrea che 'fa' il docente. Tutti gli altri sono veri immigrati ognuno con i propri problemi e le proprie aspettative. Gaglianone ha deciso di puntare tutto su questo doppio registro quasi ci volesse ricordare da un lato l'impotenza del cinema nell'affrontare e risolvere problematiche che lo superano e dall'altro la necessità, per chi il cinema lo fa, di non sottrarsi mai alla realtà per rifugiarsi in un mondo in cui l'autoreferenzialità rischia di fagocitare tutto.
Si mette in scena il proprio vissuto che talvolta entra in gioco al di là delle battute concordate e che vede a un certo punto Mastandrea diventare davvero qualcosa di diverso rispetto all'attore che interpreta un personaggio. Ha ragione Gaglianone quando afferma che solo lui, tra gli attori, poteva entrare in un ruolo così particolare offrendogli, potremmo aggiungere, non solo la sua professionalità ma anche la sua umanità senza però farsi travolgere dalla complessità dell'operazione.
Con lui non sai mai quanto stia seguendo un copione o quanto stia invece offrendo al film la propria partecipazione di uomo (e ora anche di padre) consapevole della necessità di offrire alle giovani generazioni, non importa di quale razza o religione, un futuro meno cupo di quello che sembra attenderle.
lun
17
nov
2014
Cinque film per il nuovo ciclo dei mercoledì dessé, cinema tra amici finché il cinema c'è.
Accorrete numerosi!
19/11 NEBRASKA Un film di Alexander Payne. Drammatico, durata 115 min. - USA 2013.
26/11 LA MIA CLASSE Un film di Daniele Gaglianone. Drammatico, durata 92 - ITALIA 2013.
3/12 SPAGHETTI STORY Un film di Ciro De Caro. Commedia, durata 86 minuti - ITALIA 2013.
10/12 TUTTO SUA MADRE-Les garçons et Guillaume, à table! Un film di Guillaume Gallienne. , durata 87 minuti - FRANCIA 2013.
17/12 SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO-Only Lovers Left Alive. Un film di Jim Jarmusch. Drammatico, sentimentale, durata 123 - USA 2013
Ingresso riservato ai soci Cinespazio.
Tessera associativa 5€, valida da Novembre 2014 a giugno 2015.
Abbonamento a tutte le proiezioni di Novembre e Dicembre 15€.
Un film di Alexander Payne. Con Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk, Stacy Keach. Drammatico, durata 115 min. - USA 2013. - Lucky Red.
Woodi Grant ha tanti anni, qualche debito e la certezza di aver vinto un milione di dollari alla lotteria. Ostinato a ritirare la vincita in un ufficio del Nebraska, Woody si avvia a piedi dalle strade del Montana. Fermato dalla polizia, viene 'recuperato' da David, figlio minore occupato in un negozio di elettrodomestici. Sensibile al desiderio paterno e dopo aver cercato senza successo di dissuaderlo, decide di accompagnarlo a Lincoln. Contro il parere della madre e del fratello Ross, David intraprende il viaggio col padre, assecondando i suoi capricci e tuffandosi nel suo passato. Nel percorso, interrotto da soste e intermezzi nella cittadina natale di Woody, David scoprirà i piccoli sogni del padre, le speranze svanite, gli amori mai dimenticati, i nemici mai battuti, che adesso chiedono il conto. Molte birre dopo arriveranno a destinazione più 'ricchi' di quando sono partiti.
Autore indipendente e scrittore dotato, Alexander Payne realizza una nuova commedia 'laterale' come le strade battute dai suoi personaggi, che si lasciano indietro lo Stato del Montana per raggiungere il Nebraska in bianco e nero di Bruce Springsteen. E dell'artista americano il film di Payne mette in schermo la scrittura 'visiva', conducendo un padre e un figlio lungo un viaggio e attraverso un territorio che intrattiene un rapporto simbolico col loro mondo interiore. Oscillando tra dramma e commedia, Nebraska, versione acustica di Sideways, coinvolge lo spettatore in un flusso empatico coi protagonisti, persone vere dentro storie comuni e particolari da cui si ricava una situazione universale.
Ambientato nella provincia e lungo le strade che la raccordano al mondo, Nebraska frequenta una dimensione umana marginale e fuori mano rispetto all'immaginario hollywoodiano, prendendosi alla maniera del protagonista tutto il tempo del mondo per arrivare a destinazione. Una destinazione dove si realizza un passaggio che non può mai avvenire come effetto di una retorica pedagogica ma si fonda sull'impossibile, l'impossibilità di governare il mistero assoluto della vita e della morte. Non è per sé che il protagonista di Bruce Dern sogna quel milione di dollari, a lui basta un pick-up per percorrere gli ultimi chilometri di una vita spesa a bere e a rimpiangere quello che non è stato. La vincita della sedicente lotteria a Woody Grant occorre per i suoi ragazzi, per lasciare loro 'qualcosa' con cui vivere e per cui ricordarlo. Ma David, sensibile e affettuoso, è figlio profondamente umanizzato, testimonianza incarnata di un'eredità più preziosa del denaro. È il figlio 'bello' di chi è stato e di cui perpetua adesso il valore.
lun
03
nov
2014
Torna il tradizionale appuntamento di apertura della stagione di Cinespazio. La SAGRA DEL CINEMA torna per la XII edizione al Teatro Dovizi di Bibbiena, all'interno de "Gli appuntamenti d'Autunno" della NATA.
Una sagra dedicata alle seconde possibilità, sette film gratuiti e gli interventi teatrali degli allievi della scuola di teatro NATA, per ritrovare gli amici al cinema.
gio
27
mar
2014
dom
23
mar
2014
Mercoledì 02 aprile - GRAVITY
Un film di Alfonso Cuarón. Con Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris, Orto Ignatiussen, Phaldut Sharma.
Fantascienza, durata 92 min. - USA, Gran Bretagna 2013
Mercoledì 09 aprile - PHILOMENA
Un film di Stephen Frears. Con Judi Dench, Steve Coogan, Sophie Kennedy Clark, Anna Maxwell Martin, Ruth McCabe.
Drammatico, durata 98 min. - Gran Bretagna, USA, Francia 2013.
Mercoledì 16 aprile - A PROPOSITO DI DAVIS
Un film di Joel Coen, Ethan Coen. Con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, Ethan Phillips, Robin Bartlett.
Titolo originale Inside Llewyn Davis. Drammatico,durata 105 min. - USA, Francia 2013.
Mercoledì 23 aprile - DALLAS BUYERS CLUB
Un film di Jean-Marc Vallée. Con Matthew McConaughey, Jared Leto, Jennifer Garner, Denis O'Hare, Steve Zahn.
Drammatico, durata 117 min. - USA 2013.
Orario proiezioni: ore 21.30 - Ingresso con tessera Cinespazio euro 5 - ingresso non tesserati euro 6.50.
mar
18
mar
2014
Due nuovi appuntamenti fuori programma dedicati a Carlo Mazzacurati e Philip Seymour Hoffman
Mercoledì 19 Marzo ore 21,30 LA LINGUA DEL SANTO di Carlo Mazzacurati
Con Ivano Marescotti, Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ferrari, Antonio Albanese, Giulio Brogi.
Commedia 110 minuti-Italia 2000
Mercoledì 26 Marzo ore 21,30 ONORA IL PADRE E LA MADRE di Sidney Lumet
Con Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke, Albert Finney, Marisa Tomei, Aleksa Palladino.
Titolo originale Before the Devil Knows You're Dead. Drammatico, durata 117 min. - USA 2007.
sab
08
mar
2014
Un film di Gianni Amelio.
Con Jacques Gamblin, Catherine Sola, Maya Sansa, Denis Podalydès, Ulla Baugué.
Titolo originale: Le premier homme.
Drammatico, durata 98 min. - Italia, Francia, Algeria 2011
Lo scrittore Jean Cormery torna nella sua patria d'origine, l'Algeria, per perorare la sua idea di un paese in cui musulmani e francesi possano vivere in armonia come nativi della stessa terra. Ma negli anni '50 la questione algerina è ben lontana dal risolversi in maniera pacifica. L'uomo approfitta del viaggio per ritrovare sua madre e rivivere la sua giovinezza in un paese difficile ma solare. Insieme a lui lo spettatore ripercorre dunque le vicende dolorose di un bambino il cui padre è morto durante la Prima Guerra Mondiale, la cui famiglia poverissima è retta da una nonna arcigna e dispotica. Gli anni '20 sono però per il piccolo Jean il momento della formazione, delle scelte più difficili, come quella di voler continuare a studiare nonostante tutte le difficoltà. Tornato a trovare il professor Bernard, l'insegnante che lo ha aiutato e sorretto, il Cormery ormai adulto ascolta ancora una volta la frase che ha segnato la sua vita: "Ogni bambino contiene già i germi dell'uomo che diventerà".
Senza mezzi termini il miglior film di Gianni Amelio almeno dai tempi de Il ladro di bambini. Adattamento del romanzo di Albert Camus, Il primo uomo ripercorre a ritroso le vicende di un personaggio straordinario, silenzioso e deciso, che ricerca nel proprio passato anche doloroso le convinzioni che lo hanno portato ad essere ciò che è nel presente. Lo stile del regista è come sempre asciutto ed elegante, evita inutili infarcimenti estetici e si concentra sulla pulizia e sull'efficacia dell'inquadratura. Ogni primo piano su volti segnati dalla loro vicenda personale è preciso, giustificato, emozionante. In questo lo supporta alla perfezione la fotografia accurata ma mai espressionista di Yves Cape, tornato con questo lungometraggio ai livelli altissimi che gli competono. Anche la sceneggiatura alterna i piani temporali costruendo un equilibrio narrativo basato sulla vita interiore del personaggio principale, un'architettura narrativa complessa e sfaccettata che funziona a meraviglia. Poi ovviamente ci sono gli attori, tutti in stato di grazia. Jacques Gamblin possiede la malinconia e insieme il carisma necessari per sintetizzare al meglio l'anima di una figura complessa come Jean Colmery. Accanto a lui una schiera di volti che regalano dignità e verità a tutte le parti, anche le più piccole: su tutti vale la pena citare una sontuosa Catherine Sola nelle vesti della madre di Jean, interpretata in gioventù dalla brava Maya Sansa.
Un'opera raffinata e umanissima, in grado di rivendicare l'importanza della memoria non solo personale ma collettiva, una memoria che deve essere adoperata come strumento d'indagine delle contraddizioni del presente. Sotto questo punto di vista quindi un film che guarda al passato per farsi attuale e necessario. Cinema di qualità estetica elevata e d'importanza civile. Da applauso